Premessa
Il capitolo che state per leggere non è pensato per aggiungere qualcosa al romanzo
Dimmi che mi odi, già completo e autoconclusivo così come lo avete letto su Amazon.
Questo breve testo vuole essere un regalo per chi mi ha sempre sostenuta e per chi ha
amato il mondo di Mel e Tom. È un piccolo scorcio post capitolo 35, ambientato proprio
la vigilia di Natale.
Spero possa essere cosa gradita.
Grazie davvero e Buon Natale.
Vostra,
Jè
Tommaso
24 dicembre
«Sei un pozzo senza fondo.» Damiano si alzò, osservando disgustato la mia seconda
porzione di lasagne.
Mi strofinai con velocità il tovagliolo sulle labbra e lo seguii. «Ho intenzione di smaltire
molte energie nei prossimi giorni di festa.»
Ci coprimmo con le giacche pesanti e uscimmo di casa per rifugiarci nel nostro giardino
sul retro. Damiano accese una sigaretta e si appoggiò al muretto che delimitava una parte
del prato.
«Siete rimasti al piano di sopra quasi mezz’ora all’inizio della cena, pensavo ti fossi
portato avanti.»
Risi. «Non sono di certo un moccioso, come te. Gli adulti hanno bisogno di tempo e
spazio per fare la pace. Molto tempo e molto spazio.»
«Smettila di trattarmi come un bambino. Faccio sesso regolarmente anche io.»
«E meno male, direi. Lo davo per scontato.»
Mi diede una gomitata, facendomi scoppiare a ridere.
«Sei sicuro di essere tu quello maturo? Hai passato la cena a fare battute a sfondo
sessuale.»
«Eravamo dalla parte del tavolo dedicato ai bambini, nessuno ha capito i miei
sottintesi.»
«Sei da rinchiudere, Tommaso.»
«Per me non c’è problema, solo se mi chiudi a doppia mandata nella stanza di Melissa.»
Damiano mi soffiò addosso il fumo, facendomi tossire. «Senti, non vorrai far spaventare
mamma e papà con i tuoi ormoni alle stelle questa sera, vero?»
Mi aveva preso per uno sprovveduto, era evidente.
Tirai fuori una tessera dal portafogli. «Ho prenotato una suite al Principe di Savoia. Ti
ho cresciuto più furbo di così, fratellino. E poi è una delle regole del Decalogo del
Fidanzato Perfetto: il sesso rumoroso e spettacolare deve rimanere riservato. I sospiri di
Melissa devo sentirli solo io.»
«Avevi già in mente di fare sesso? Fino a due ore fa avevate rotto.»
Alzai le sopracciglia. «Certo, spero sempre di concludere ogni litigata con Melissa con
del sano sesso.»
Scosse la testa. «Sei senza speranze, ma sono felice: Melissa è quella giusta.»
*
«3… 2… 1. Auguri!»
Mio padre stappò lo spumante, insieme al padre di Melissa e mio zio.
La mezzanotte aveva portato con sé anche la spensieratezza alcolica che mi rese più
sfrontato del solito.
«Auguri, Lemon Balm.» Mi chinai e la baciai a occhi aperti, sfiorandole le labbra
davanti alle nostre famiglie.
«Cosa mi sono persa?» La signora Molinari si avvicinò.
«Diventeremo nonni!» Continuò mia madre, stringendomi una spalla.
«No, mamma. Posso godermi la mia fidanzata senza anelli al dito e bambini al
seguito?»
Melissa mi lanciò un’occhiata esasperata, prima di incrociare le braccia. «Potevamo
prenderci del tempo per dirlo in maniera meno plateale?»
«Hai scelto tu di stare con Tommaso Principe: nulla può essere piccolo, nemmeno una
dichiarazione.»
Le congratulazioni ci travolsero. Mio padre mi strinse in un abbraccio che non
concedeva più molto spesso dal brutto incidente.
Sentii il profumo della sua colonia solleticarmi i sensi e le sue braccia mi sembravano
meno forti di quelle che da bambino mi avevano sollevato in aria centinaia di volte.
«Finalmente saprò che anche in Scozia sarai veramente a casa.»
«Sono vecchio, papà. Non farmi piangere davanti a tutti» sussurrai di rimando,
liberandomi dal suo abbraccio.
Ci scambiammo uno sguardo liquido, prima che lui sparisse dietro la sua maschera
impenetrabile che per un attimo soltanto aveva rimosso.
Mio padre era il mio eroe, nonostante non mi avesse mai detto che mi voleva bene.
Ma, a trentasette anni suonati, avevo capito che le parole non sempre curavano le ferite.
A volte bastano gli abbracci, a dimostrarti un affetto travolgente e assoluto.
Mi voltai e trovai mia madre in lacrime.
«Mamma, per favore, da quando siamo diventati sentimentali come i Molinari?»
Le urla di protesta della sopracitata famiglia mi travolsero.
«Sono così felice per te. Ero sicura che lasciandovi spazio e tempo per chiarirvi, tutto si
sarebbe sistemato.» Le braccia di mia madre mi diedero il colpo finale: ero diventato un
coglione sentimentale, era ormai assodato.
«Sono troppo irresistibile. Alla fine, ha ceduto.»
Lei rise, dandomi uno schiaffo leggero sul petto e sciogliendo l’abbraccio. «Sei
esasperante. E io lo so bene, visto che ti ho messo al mondo dopo ben dieci ore di
travaglio.»
«Dottoressa, meriterebbe una statua solo per questo.»
Mi voltai verso Melissa che mi regalò un sorriso impertinente dopo quella risposta per
niente carina.
Potevo sculacciarla davanti a tutti? Ah, no?
«Cognato, ti va una sfida a Twister?»
Morgana mi si avvicinò, trascinando per un braccio Damiano. La faccia di mio fratello
era tutto un programma.
«Va ancora di moda?»
«E che te ne frega? È divertente e voglio battere Damiano che è un pezzo di legno
rigidissimo.»
In risposta Damiano incrociò le braccia, liberandosi dalla sua stretta. «Non possiamo
mangiare dolci in tranquillità senza le tue assurde idee da matta creativa?»
Lei fece spallucce, allontanandosi per disporre il gioco a terra. «No, mi spiace. La pazzia
fa parte del pacchetto Morgana Molinari.»
Accettai il gioco per tre motivi più che validi:
mettere in difficoltà mio fratello;
pavoneggiarmi, perché ero sempre il solito coglione competitivo;
assumere posizioni compromettenti con la mia nuova e bellissima fidanzata.
Era l’una e mezza quando, con una scusa poco credibile, rapii Melissa e la rinchiusi con
velocità nell’auto a noleggio che avevo recuperato in aeroporto nel pomeriggio.
«Quanta fretta Mr. Principe.» Sorrise, conscia di cosa stava passando per la mia testa e
nelle mie mutande, anche.
«Devo far scartare il mio regalo di Natale alla mia fidanzata.»
«Non farlo. Non pronunciare quella battuta squallida, per favore.»
Scoppiai a ridere. «Scartami tutto, Lemon Balm. Stanotte sarò il tuo schiavo sessuale.»
Anche lei mi seguì in una risata che era pura musica. «Non posso più ritrattare sulla
dichiarazione di questa sera, vero?»
«Ti sei innamorata, Melissa. Tanto vale goderci le conseguenze di una relazione
stabile.»
«Tipo le ansie sociali, il mutuo e le domande inopportune su matrimonio e figli?»
Spostai la mano dal cambio e le intrappolai le dita tra la sua coscia e il mio palmo. «Tipo
il sesso, non farmi sembrare scontato. Poi, lo sai, me la passo bene a livello economico, non
ho ansia su nessun tipo di mutuo. E presto accadrà anche a te, quando affiderai alla Prince
Publishing i diritti dei tuoi romanzi.»
Percepii i suoi occhi addosso senza staccare il mio sguardo dalla strada.
«Stai valutando davvero l’espansione in Italia?»
«Non sono qui per passare le vacanze in famiglia. Sono qui per te e—» portai il dorso
della sua mano alle labbra, lasciandole un bacio lento. «…per noi. L’espansione in Italia è il
secondo big project dell’anno che sta per arrivare. Visto come sono andate le cose con il
visore, abbiamo bisogno di concentrarci su un progetto che ci doni la giusta dose di
adrenalina.»
Portai di nuovo le nostre mani unite sul suo grembo, immettendomi in superstrada.
«E tu sei il progetto più folle che abbia mai realizzato nella mia vita.» Melissa appoggiò
anche la mano libera sulle nostre unite, non dicendo più nulla.
Sapevo che l’avevo colpita nel profondo.
Ed era così che mi sentivo con lei: mai in superficie, sempre dentro le cose, dentro la sua
testa e dentro il suo cuore.
«Fermati.»
Mi voltai verso di lei. «Stai male?»
«Sì, accosta un attimo.»
Slegai le nostre mani per scalare la marcia e inserire la freccia, dirigendomi verso un
benzinaio deserto.
Accostai e spensi la macchina, slacciando la cintura per avvicinarmi. «Cosa ti senti?»
Anche lei sfilò la cintura, afferrando poi la mia mano destra per portarsela al petto. «Mi
fa male qui.»
La mia aria preoccupata si dissolse tra un sorriso e uno sguardo che divenne profondo.
«Vieni qui che cerchiamo di capire come placare questo dolore.»
La trascinai con dolcezza sulle mie gambe, spostando il sedile per farle prendere posto
sul mio corpo.
«Qui sopra ti distruggo le gambe.»
Scossi la testa, spostando entrambe le mani sopra i suoi seni che sbucavano dalla
scollatura del maglioncino.
«Sai cosa mi distrugge? Il fatto che le mie labbra non siano ancora su ogni centimetro
della tua pelle.»
Iniziai a massaggiarle il seno, sciogliendole quell’espressione dispiaciuta che mi
riservava quando credeva di pesare troppo, quando il suo corpo diventava un limite che per
me non aveva senso di esistere.
Io sul suo corpo ci avrei trascorso la mia intera esistenza.
«Sei perfetto, Tommaso e io mi chiedo cosa abbia fatto per meritarti.»
Spostai una mano e la portai dietro il suo collo caldo.
«Esci da questa stupida concezione che l’amore sia un merito. L’amore succede. Si
innamorano i coglioni come si innamorano le brave persone. L’amore non è qualcosa che ti
piove addosso per qualche motivo. L’amore accade quando tu sei pronto per accoglierlo. E
tu non hai idea di quanto io sia pronto a farmi strada dentro di te e di farmi accogliere dalle
tue curve pericolose.»
E quando mi sorrise, con gli occhi lucidi, io non riuscii a fare altro che avvicinarla a me
per baciarla. Morsicai con dolcezza il profilo del viso, scesi a baciarle il collo e tirai nello
stesso momento la scollatura, facendo spuntare il reggiseno di pizzo, con all’interno le sue
magnifiche tette. La mia quinta preferita.
«Sempre dritto al punto, Mr. Principe.»
«Sempre dritto. Con te vicino è automatico.»
Scoppiammo a ridere e liberai il seno dal tessuto. Mi ci tuffai, letteralmente, con un
doppio carpiato di lingua.
Fu difficile evitare di spogliarla del tutto, i miei ormoni tornavano adolescenti quando
Melissa era così vicina al mio corpo.
«Forse dovremmo andare.» Sospirò contro la mia fronte.
«Forse non dovremmo fermarci.» Lasciai una mia mano infilarsi sotto la gonna, a
contatto con i collant caldi.
«Non vuoi farlo in un letto comodo in un hotel di lusso?»
«Perché accontentarci della monotonia? Avremo la vecchiaia per farlo comodi.»
Si morse il labbro inferiore e io infilai le mie dita oltre i collant, dentro gli slip,
all’interno del mio posto preferito. Tra le sue gambe, in fondo all’anima.
«Potrei stare così per sempre. Mi piace guardarti mentre godi, senza freni né paure a
nasconderti» mi sfuggì e mi sentii come i protagonisti maschili un po’ stucchevoli dei
romanzi rosa che vendevo. Ma d’altronde non avrei mai creduto che l’amore sarebbe
venuto a bussare alla mia porta. La vita è imprevedibile, anche per chi viveva di analisi e
logica.
Le sue mani si intrufolarono sotto la camicia, tolsero tutto quello che ci proibiva di
toccarci, di viverci come più ci piaceva: con passione e irriverenza.
Qualche minuto dopo, tra i sospiri che resero i vetri appannati e la vita che ci scorreva a
fianco, a tutta velocità, venimmo sospirando i nostri nomi.
«Mi stavo per prendere tutto questo.» L’abbracciai, baciandole i capelli.
«Per fortuna non abbiamo commesso questo errore.»
Mi scostai per guardarla negli occhi, pieni di luce e di appagamento. «Ti amo Melissa
Molinari. Sei la donna della mia vita.»
«E io amo te, Tommaso Principe. Sei il regalo di Natale che aspettavo da una vita.»
«Un figo pazzesco con addominali niente male?»
Rise. «L’amore. Tu sei l’amore che credevo di non meritare e che invece mi sta
decisamente bene addosso.»
Le accarezzai il labbro inferiore, gonfio dei nostri baci, con il pollice. «Cielo, quanto ti
sto bene addosso, amore.»
Le scostai i capelli dietro l’orecchio e notai dei movimenti strani fuori dall’auto.
Passai la manica della camicia sul finestrino alla mia sinistra. «Sta nevicando.»
La vidi appiccicarsi al vetro per ammirare il magico potere della neve.
«Melissa?»
Si voltò.
«Dillo. Dimmi che mi odi.»
La sua risposta? Un bacio di quelli che avremmo continuato a darci, per sempre.